L’FBI inserisce l’ex leader di OneCoin, la cripto-truffa miliardaria, tra i “Most Wanted”

Ieri una donna bulgara legata alla truffa di OneCoin, balzata agli onori delle cronache con il soprannome di “The Missing Crypto Queen”, è stata inserita nell’elenco dei 10 latitanti più ricercati del Federal Bureau of Investigation (FBI). 

Dalle indagini e dalle testimonianze raccolte negli anni, è emerso che Ruja Ignatova abbia raccolto diversi miliardi di dollari in uno schema Ponzi in valuta virtuale tra il 2014 e nel 2016. Prima di far perdere completamente le sue tracce nel 2017. 

Secondo i documenti del tribunale, gli investigatori hanno accusato la fuggitiva di aver utilizzato lo schema per frodare persone per oltre 4 miliardi di dollari, stando a quanto riportato dalla BBC.

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L’FBI ha anche messo una taglia di 100.000 dollari per chiunque contribuirà al ritrovamento della donna e aiuti ad assicurarla alla giustizia Si ritiene che la donna sia stata informata prima che le autorità statunitensi presentassero un atto d’accusa e il conseguente mandato di arresto. Ignatova è l’undicesima donna ad essere inserita nella top 10 dei 72 anni di storia dell’FBI.

Chi è la “Crypto Queen” Ruja Ignatova 

Ruja Ignatova si faceva chiamare la “The CryptoQueen” dopo aver diffuso la voce di aver inventato una criptovaluta in grado di tener testa a Bitcoin. Con grande abilità di comunicazione, la donna ha persuase migliaia di persone a investire nel suo schema truffaldino, sottraendo loro miliardi di dollari. Poi, nel 2017, è stata avvistata un ultima volta in Grecia prima di scomparire nel nulla. 

Jamie Bartlett ha trascorso mesi a indagare su come lo ha fatto per il podcast Missing Cryptoqueen, cercando anche di capire dove si stia nascondendo.

Come è iniziato lo schema Ponzi di OneCoin

All’inizio di giugno 2016 una donna d’affari di 36 anni di nome Dr Ruja Ignatova è salita sul palco della Wembley Arena di fronte a migliaia di fan in visibilio. Indossava, come al solito, un costoso abito da sera, lunghi orecchini di diamanti e rossetto rosso brillante.

Ha detto alla folla esultante che OneCoin stava per diventare la più grande criptovaluta del mondo “per consentire a tutti di effettuare pagamenti ovunque”.

OneCoin, stando a quanto sostenuto da Ruja di fronte pubblico di Wembley, sarebbe stato il “Bitcoin Killer”. “Tra due anni nessuno parlerà più di Bitcoin!”, urlava la donna dal palco.

In tutto il mondo, le persone stavano già investendo i loro risparmi in OneCoin, sperando di far parte di questa nuova rivoluzione. I documenti trapelati alla BBC mostrano che i britannici hanno speso quasi 30 milioni di euro per OneCoin solo nei primi sei mesi del 2016. Di questi 2 milioni in una sola settimana. 

Tra agosto 2014 e marzo 2017 sono stati investiti oltre 4 miliardi di dollari in dozzine di paesi. Dal Pakistan al Brasile, da Hong Kong alla Norvegia, dal Canada allo Yemen… anche la Palestina. Ma c’era qualcosa di molto importante che questi incauti investitori purtroppo non sapevano. O non hanno proprio voluto vedere accecati dall’avidità e dalle speranze di aver fatto l’affare della vita.

Qualcuno poteva salvarsi facilmente

Il primo principio da tenere a ente quando si investe in una valuta di qualsiasi tipo, crittografica o meno: il denaro (ma anche qualsiasi altro bene) è prezioso e ha una valore di scambio solo perché gli altri pensano che sia prezioso e/o utile. Che si tratti di banconote e monete della Banca d’Inghilterra, conchiglie, sale marino, pietre preziose o fiammiferi – tutti beni peraltro storicamente usati sul serio come denaro – funziona solo quando tutti ripongono fiducia in esso.

Per molto tempo, le persone hanno cercato di creare una forma di moneta digitale indipendente dalle valute sostenute e garantite dagli stati nazionali. Ma hanno sempre fallito perché nessuno poteva fidarsi di loro. Avrebbero sempre avuto bisogno di qualcuno in carica che potesse manipolare la fornitura e falsificare era troppo facile.

Ruja non avrebbe quindi fatto altro che prendere i punti di forza del progetto dietro Bitcoin, rimescolando un po’ le carte in tavola per vendere la stessa geniale idea, ma senza un progetto valido sottostante.

I primi sospetti sulla validità di OneCoin

Dalle parole di Ruja, un ascoltatore poco attento o preparato poteva facilmente cadere in inganno. Il talento truffaldino della donna ha fatto presa su una grande fetta del suo auditorio, pronto a finanziarla con ingenti capitali. 

Ma c’era qualcosa che non andava. All’inizio di ottobre 2016, quattro mesi dopo l’apparizione di Ruja a Londra, un esperto di blockchain chiamato Bjorn Bjercke è stato chiamato da un agente di reclutamento, con una curiosa offerta di lavoro. Una start-up di criptovalute dalla Bulgaria era alla ricerca di un direttore tecnico. Bjercke avrebbe ottenuto un appartamento e un’auto, oltre che un interessante stipendio annuo di circa £ 250.000.

“Pensavo: ‘Quale sarà il mio lavoro? Quali sono le cose che dovrò fare per questa azienda?'”, ricordava l’uomo durante un’audizione.

“E lui ha detto: ‘Beh, prima di tutto, hanno bisogno di una blockchain. Non hanno una blockchain oggi.’

“Ho detto: ‘Cosa? Mi avevi detto che era una società di criptovalute.'”

L’agente ha risposto che questo era corretto. Era una società di criptovalute ed era in funzione da un po’, ma non aveva una blockchain. “Quindi abbiamo bisogno che tu costruisca una blockchain”, ha continuato.

“Come si chiama l’azienda?” chiese Bjercke.

“È OneCoin.”

L’esperto non ha chiaramente accettato il lavoro.

In seguito l’accusa ha raccolto decine e decine di testimonianze simili, tra collaboratori pentiti, clienti e investitori truffati e semplici testimoni che hanno assistito, direttamente o indirettamente, alla frode in questione.

Ruja fa perdere le sue tracce

Quando ormai la verità circa la truffa portata avanti dalla donna stava venendo a galla, la dottoressa Ruja era ancora in viaggio per il mondo per vendere il suo progetto rivoluzionario. Da Macao a Dubai a Singapore, la donna riempiva intere arene, attirando nuovi investitori e fan del progetto. 

OneCoin stava ancora crescendo rapidamente e la dottoressa Ruja stava iniziando a spendere la sua nuova fortuna. Sono iniziati gli acquisti proprietà multimilionarie nella capitale bulgara, Sofia, e nella località di Sozopol sul Mar Nero. Nei suoi tempi di inattività organizzava feste sul suo lussuoso yacht The Davina. All’una, nel luglio 2017, la pop star americana Bebe Rexha si è esibita in un set privato.

Nonostante la facciata di successo, i guai per la donna erano dietro l’angolo. L’apertura di un exchange a lungo promesso che avrebbe consentito di trasformare OneCoin in contanti, continuava a essere ritardata con varie scuse e giustificazioni poco credibili. A quel punto gli investitori hanno iniziato a preoccuparsi e più di uno ha iniziato a mangiare la foglia e rendersi conto di cosa stava accadendo ai loro risparmi affidati a Ruja.

Questa problematica in ogni caso doveva essere risolto in un grande raduno di promotori europei di OneCoin a Lisbona, in Portogallo, nell’ottobre 2017.

La scomparsa definitiva della leader di OneCoin

Ma quando arrivò il giorno, la dottoressa Ruja, che era notoriamente una persona estremamente puntuale, non si presentò per nulla all’apppuntamento.

“Stava arrivando. Nessuno sapeva perché non fosse lì”, ricorda un delegato. Chiamate e messaggi frenetici sono rimasti senza risposta. Persino la sede centrale di Sofia, dove era una presenza così imponente, non ne sapeva nulla. 

La dottoressa Ruja era lettaralmente scomparsa nel nulla. Alcuni temevano che fosse stata uccisa o rapita dalle banche, che – era stato detto loro – avevano molto da temere dalla rivoluzione della sua criptovaluta.

I registri dell’FBI presentati nei documenti del tribunale all’inizio di quest’anno indicano che il 25 ottobre 2017, appena due settimane dopo la sua mancata presentazione a Lisbona, si è imbarcata su un volo Ryanair da Sofia ad Atene. Da quel momento in poi, Ruja è scomparsa completamente da tutti i radar. Quella fu l’ultima volta che qualcuno vide o sentì la dottoressa Ruja.

Le attuali ricostruzioni dell’FBI sulla vicenda OneCoin

Come riporta anche l’FBI, il 25 ottobre 2017 Ignatova ha viaggiato da Sofia, in Bulgaria, ad Atene, in Grecia, e da allora non si è più vista. Dopo la sua scomparsa, gli investigatori internazionali hanno iniziato ad avvicinarsi al suo gruppo.

Secondo l’FBI, OneCoin non ha alcun valore e non è mai stata supportata in alcun modo dalla tecnologia blockchain, chiaramente necessaria per una criptovaluta. OneCoin ha affermato di avere una blockchain privata che contrasta con altre criptovalute che hanno una blockchain decentralizzata e pubblica a sostenerle. Pertanto, lo schema OneCoin è stato etichettato essenzialmente come uno schema Ponzi travestito da criptovaluta.

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Nel febbraio 2018, Ruja è stata incriminata da una corte con l’accusa di cospirazione nel tentativo di commettere una frode telematica, cospirazione per commettere frode sui titoli finanziari e cospirazione per commettere riciclaggio di denaro.

Anche molti altri complici e colleghi della donna sono stati incriminati per la frode di OneCoin. Tra questi figurano il fratello di Ruja Ignatova, Konstantin Ignatov. Il quale aveva rilevato l’attività legata a OneCoin dopo la scomparsa della dottoressa. L’uomo stato arrestato nel marzo 2019 con l’accusa di cospirazione per frode telematica per il suo ruolo nello “schema piramidale internazionale”. Successivamente si è dichiarato colpevole di più reati ed è in attesa di condanna.

Un altro collega di Ignatova, l’avvocato Mark Scott, è stato condannato nel 2019 per il suo ruolo nel riciclaggio di proventi di frode per un valore di 400 milioni di dollari per conto della leadership di OneCoin. È tutt’ora in attesa di condanna, secondo un rapporto di ABC News.

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