Ecco cosa succede quando un exchange viene hackerato e fallisce: fai attenzione a questo

Cryptopia: ascesa e discesa del più grande exchange di criptovalute della Nuova Zelanda. Tutto quello che devi sapere.

Questa è una storia interessante. Preparati per una storia incredibile su un exchange di criptovalute che è diventato uno dei più grandi al mondo prima che problemi finanziari e hack lo mettessero in ginocchio!

 cryptopia-fallimento-exchange-hacker.

Se l’ultima bull run delle criptovalute è stata la tua prima volta, probabilmente non hai mai sentito parlare di Cryptopia. Mettiti comodo, si parte!

Cryptopia: ascesa

La storia di Cryptopia inizia nel 2014.

Rob Dawson e Adam Clark, due sviluppatori di software di Christchurch, in Nuova Zelanda, hanno creato Cryptopia come hobby. Nel 2016 però le cose hanno cominciato a farsi serie. I due fondatori hanno lasciato il lavoro e hanno messo i loro risparmi su Cryptopia per costruire l’exchange a tempo pieno. Un anno dopo Bitcoin ha raggiunto il picco della sua famigerata bull run del 2017. Scrive Rob Dawson nel dicembre 2017:

Siamo in un momento senza precedenti con l’adozione e l’interesse per le criptovalute. L’aumento della popolarità della blockchain ha portato Cryptopia ad essere un fornitore di servizi di qualità in questo panorama in evoluzione“.

A maggio 2017 Cryptopia ha emesso la sua prima stablecoin. Stiamo parlando di $NZDT, una moneta ancorata al dollaro neozelandese. È stato uno dei primi tentativi di creare una stablecoin in un mercato ancora alle prime armi.
La base di utenti di Cryptopia è aumentata da 30.000 utenti all’inizio del 2017 a un milione a dicembre 2017. È cresciuta da due dipendenti a oltre 50, aveva oltre 400 criptovalute quotate per il trading e un volume di oltre $1 milione di dollari al giorno, un importo enorme nel 2017.

A gennaio 2018, Cryptopia ha raggiunto 1,4 milioni di utenti. Ha superato la soglia dei 2 milioni alla fine del 2018. Il suo aumento astronomico è stato anche il motivo della sua caduta.

Cryptopia: discesa

Come conseguenza dell’impennata degli utenti, la piattaforma ha iniziato a riscontrare difficoltà tecniche. Ciò ha indotto i fondatori a sospendere temporaneamente le iscrizioni e alcune attività di trading. Scrive Rob Dawson nel gennaio 2018:

Entro il 1° dicembre abbiamo raggiunto 500.000 utenti. Il 31 dicembre abbiamo raggiunto 1.000.000 utenti. Entro il 3 gennaio abbiamo raggiunto 1.100.000 utenti. Entro il 4 gennaio, anche con registrazioni disabilitate per tre ore, abbiamo raggiunto 1.200.000 utenti. Con le registrazioni nuovamente sospese, ora siamo fermi a 1.400.000 utenti. Siamo passati da sole 2 persone a oltre 50 persone tra costruttori e consulenti e stiamo cercando di raddoppiare gli sforzi quanto prima possibile, ma questo porta con sé anche una serie di ostacoli“.

Tuttavia, gli utenti non erano soddisfatti del trading in mercati come Litecoin e Dogecoin (molto meno popolari nel 2018 rispetto al 2021), quindi si sono riversati su Twitter per esprimere la loro rabbia.

Un cliente ha detto:

Dato che questi ragazzi sono estremamente difficili da raggiungere per gli estranei, l’unico punto di contatto per i loro clienti è creare un ticket di supporto. Ma dal momento che li ignorano, tutte le persone con problemi ora sono all’oscuro“.

I problemi non sono finiti qui. Alla fine di gennaio 2018, Cryptopia ha chiuso il suo conto bancario ASB e ha dovuto interrompere i depositi sulla sua stablecoin NZDT. Il 9 febbraio 2018, Cryptopia ha dovuto chiudere i conti per NZDT e ha costretto gli utenti a ritirare i propri fondi. Secondo quanto riferito, Cryptopia è inciampata nelle leggi antiriciclaggio della banca e di conseguenza ha dovuto staccare la spina dalla sua stablecoin. L’NZDT doveva essere rimesso sul mercato all’inizio del 2019. Tuttavia questo non è mai successo.

Cryptopia viene hackerata

Il 15 gennaio 2019 Cryptopia ha annunciato di aver subito una violazione della sicurezza.
All’epoca, si ipotizzava che l’hacking potesse far parte di una truffa del team per uscirsene con le mani pulite. La polizia ha riferito nella sua indagine a riguardo che non si poteva escludere nessuna pista. 19.391 ETH sono stati trasferiti a portafogli sconosciuti, con quantità significative anche di altri token ERC-20 scomparsi.
Il 29 gennaio 2019 sono stati rubati da oltre 17.000 account Cryptopia altri 1.675 ETH .
Cryptopia ha ripreso a fare trading su 40 coppie di trading a marzo 2019, ma non senza che diversi utenti lo abbiano accusato di insider play e di manipolazione degli scambi. Il ritorno è stato di breve durata e nel maggio 2019 l’exchange è andato in liquidazione, guidato dalla società di consulenza e revisione contabile, Grant Thornton New Zealand, in qualità di liquidatori.

Grant Thornton si è reso conto dell’entità del compito, definendolo nel “migliore interesse delle parti interessate” e avvertendo gli utenti che la liquidazione avrebbe potuto richiedere mesi o anche anni.

Un incubo senza fine

Questa si è rivelata un’affermazione azzeccata. Il processo di liquidazione continua ancora oggi a trascinarsi. È diventato subito evidente che Cryptopia avrebbe fatto fatica a pagare i suoi creditori a causa della mancanza di dati. Il suo debito era di circa 4,22 milioni di dollari, con utenti negli Stati Uniti, in Germania, nei Paesi Bassi e in Russia tra i più esposti.
Il caso si trascina da allora. Grant Thornton è riuscito a recuperare alcuni fondi, anche se le complesse operazioni interne hanno reso impossibile per i liquidatori fare una stima su quando tutti i soldi sarebbero stati recuperati (semmai li potessero recuperare). A un certo punto, anche l’Alta Corte della Nuova Zelanda è intervenuta e ha ritenuto responsabile Cryptopia.
Il processo è iniziato nel dicembre 2020, dopo che un creditore ha citato in giudizio Grant Thornton per falle nel sistema etico dell’exchange. Per finire, nel luglio 2021, è emersa la notizia che un ex dipendente ha rubato $170.000 in criptovalute dall’exchange, anche se con ogni prbabilità non era collegato all’hacking.
Nel suo aggiornamento finale di dicembre 2021, Grant Thornton ha annunciato che il 76% dei creditori aveva già iniziato con la procedura di reclamo. Tuttavia non ha rilasciato informazioni sullo stato di avanzamento dei rimborsi effettivi, in ​​corso di elaborazione.

Conclusione

Cryptopia è un classico spesso dimenticato quando si tratta di hack di un exchange di criptovalute. Rappresenta un esempio ammonitore di come le cose si fanno difficili quando un exchange viene hackerato e fallisce. Sebbene le accuse secondo cui l’hacking fosse un lavoro da insider non sono mai state confermate né smentite. La situazione si è trasformata in un incubo senza fine per i creditori, a prescindere da questo. Ancora oggi quella di Cryptopia rimane una storia senza un finale.

Gestione cookie