Monte dei Paschi: dal Paradiso all’Inferno, la risalita del colosso toscano. Vi raccontiamo tutto

Ascesa in Paradiso e ritorno dall’Inferno. Sembrerebbe il titolo di un film cult degli anni 80, in realtà è la sintesi della travagliata storia del Monte dei Paschi di Siena. Parliamo in assoluto la banca più antica del mondo, con una storia incredibile alle spalle.

Monte dei Paschi di Siena
Monte dei Paschi di Siena: una storia di luci e ombre

Quella del Monte dei Paschi di Siena è la storia di una banca che affonda le sue radici nel passato più lontano e glorioso possibile. E che addirittura si fregia del titolo di essere più antico istituto di credito al mondo. I numeri in tal senso parlano chiaro.

Ecco a voi le vicende delicate e controverse che passano attraverso secoli di “vita economica e finanziaria” del colosso Mps, a braccetto con epoche così diverse da quelle di oggi. Laddove però la parola banca ha sempre avuto in fondo il concept che ha oggi, quello di perno centrale dell’economia di un Paese e in questo caso non a torto anche di un intero continente e oltre.

Lla storia del Monte dei Paschi di Siena

Ma quando si arriva in Paradiso, non è scontato che poi non si possa precipitare poi verso l’Inferno. Con una risalita difficile che non sempre è in grado di riportarti ai fasti di un tempo.

Vi raccontiamo, con queste premesse, la storia affascinante del Monte dei Paschi di Siena.

Si comincia nel lontano 1492

MPS viene fondata nel 1492 dalle Magistrature della Repubblica di Siena che la chiamano Monte di Pietà, perché ha lo scopo di aiutare tutte le persone che vivono in condizioni di miseria e criticità nella città di Siena.

Nel 1624 è creato il Monte non valicabile dei Paschi della città, per via delle garanzie dei debiti rappresentate dalle rendite dei pascoli, chiamati appunto Paschi, che il Granduca di Toscana concede al Monte stesso.

Stato, Enti Locali e Mps: un trinomio onnipresente

Sono lo Stato e gli Enti locali che hanno sempre giocato un ruolo decisivo nelle vicende del Monte dei Paschi di Siena, quella che negli anni Novanta è stata la quarta banca italiana per raccolta e capitalizzazione (l’istituto fu quotato nel 1999 con richieste pari a 10 volte l’offerta) e che nel suo logo vanta una data di fondazione antichissima, che va addirittura al 1472.

Una scelta di marketing, quella di insistere sull’antico passato rinascimentale, che punta a evocare la grandezza dei banchieri senesi — pensiamo soltanto ai Chigi e ai fasti di Villa Farnesina Roma — ma che si intreccia con una realtà più prosaica.

I primi grandi cambiamenti

L’antica banca di pegno e di credito fondiario diventa infatti un istituto creditizio di diritto pubblico con la legge bancaria del 1936, quella grande risistemazione che di fatto resse il sistema finanziario italiano fino agli anni Novanta.

Ma facciamo un primo passo indietro. Sarà un pò la caratteristica di questo nostro viaggio, in un excursus logico, all’interno delle epoche di Mps. L’unione dei due Monti, che avviene nel 1783, dà vita a quella che oggi è denominata Banca Monte dei Paschi di Siena. Negli anni l’istituto di credito si evolve fino a diventare nei primi anni novanta la quarta banca italiana per raccolta. Oltre che la prima banca ad essere anche assicurazione con il ramo Monte dei Paschi Vita.

L’attività viene diversificata anche attraverso la gestione dei fondi comuni d’investimento, grazie al Ducato Gestioni di proprietà dell’istituto bancario.

Espansione all’estero

L’espansione continua mediante acquisizioni in Italia e all’estero di altre banche, soprattutto in Francia, in Svizzera e in Belgio.

Nel 1995, ricordiamolo, con un decreto del Tesoro l’istituto di credito si scinde in due entità distinte. Da un lato vi è la Banca Monte dei Paschi di Siena Spa che ha ovviamente scopo di lucro e dall’altro la Fondazione Monte dei Paschi di Siena che detiene la maggioranza delle azioni della Spa e che ha fine benefico, operando come ente no-profit.

La prima effettua lo sbarco in Borsa il 25 giugno 1999 tramite un’IPO che ottiene una domanda 10 volte superiore all’offerta. E in breve tempo la società ottiene da tutte le agenzie di rating la tripla A del proprio merito creditizio.

2002: l’annus horribilis del Monte dei Paschi

Ma veniamo ai primi guai finanziari per quella che fino ad allora è un’eccellenza bancaria e che cominciano nel maggio del 2002 con la sottoscrizione del derivato Santorini. All’epoca MPS ha una quota di partecipazione in Intesa Sanpaolo e, spinta dalla tendenza a effettuare sempre nuove acquisizioni, necessita di liquidità. Nel contempo vuole mantenere la quota in Intesa che sta continuando ad aumentare di valore.

A quel punto subentra la mano lunga di Deutsche Bank che confeziona per la banca senese un prodotto finanziario molto complesso.

La questione joint venture

Così viene creata una joint venture tra le due banche, denominata Santorini Investments, che prende il nome dalla famosa isola greca che secondo il mito corrisponderebbe ad Atlantide.

In altri termini si forma una società per scommettere su derivati che avrebbero preso profitto se le azioni di Intesa fossero salite. Al contrario avrebbero subito perdite se le medesime azioni fossero scese.

Nel 2005 la storia si ripete con un altro derivato, denominato Alexandria. In tal caso il partner dell’operazione è la Dresner Bank e la stessa richiede la presenza di una società veicolo, la Skylark, attraverso cui si fa transitare un CDO (Collateralized Dept Obbligation) che cartolarizza dei mutui.

Difficoltà senza fine

Nel 2006 arriva il terzo derivato, la Nota Italia, che vede protagonista un’altra banca d’affari: la JP Morgan. Il deal riguarda un CDS (Credit Default Swap) sull’Italia che MPS vende alla casa americana a prezzi stralciati, vista la scarsa probabilità di default del nostro Paese.

Un anno più tardi, nel novembre 2007, la Banca Monte dei Paschi Spa annuncia con una nota di aver raggiunto un accordo con Banco Santander per l’acquisto di Banca Antonveneta per 9 miliardi di euro.

Una cifra assolutamente spropositata che porta nuovamente la banca senese a ricorrere a un equity swap con Deutsche Bank per coprire, attraverso questo derivato, le perdite in bilancio.

Con l’ennesima operazione suicida MPS cede BTP trentennali alla banca tedesca, ottenendo in cambio liquidità e impegnandosi a ricomprarli successivamente.

Tutto rimane in piedi fin quando non scoppia la bomba dei mutui subprime culminata nel fallimento del colosso bancario americano, la Lehman Brothers.

Il pasticcio del caso Santorini

Il crollo azionario in Borsa che ne consegue delle azioni Intesa evidenziano la velenosità del derivato Santorini, che provoca un buco di 360 milioni di euro, che diventano in seguito 570 milioni.

Le rate dei mutui saltano e fanno emergere tutte le crepe dell’altro derivato, Alexandria, che perde rapidamente il 30% del suo valore, causando una voragine nel bilancio di MPS di 220 milioni di euro.

A questo punto entra in gioco la banca giapponese Nomura che, per coprire le perdite, acquisisce dalla banca senese BTP trentennali con l’impegno di quest’ultima di riacquistarli a prezzo maggiorato. Ovviamente si tratta dell’ennesimo derivato che posticipa l’insorgere di una situazione ormai divenuta insostenibile.

Nova Italia

E Nova Italia? Con questo prodotto si assiste a una vera escalation di eventi negativi.

I CDS che hanno come sottostante il debito italiano si impennano quando scoppia in seguito la crisi del debito dell’Eurozona e Banca Monte dei Paschi di Siena si ritrova ancora una volta dalla parte sbagliata dello swap.

L’istituto di credito è costretto a contabilizzare svalutazioni per 4,51 miliardi, chiudendo il 2011 con una perdita netta di 4,69 miliardi. Il valore di Borsa del titolo azionario MPS crolla fino a dimezzare il suo valore nel tempo.

I primi tentativi di salvataggio del Monte dei Paschi

Tutte le operazioni sui derivati fino a quel momento permettono di non far apparire le perdite in bilancio ed è per questo che la Banca d’Italia non ha mai potuto forzare un piano di salvataggio commissariando l’istituto di credito. Almeno fino al 2012 quando viene scoperto tutto il vaso di pandora.

A quel punto i vertici di Rocca Salimbeni saltano e nell’ottobre del 2014 il presidente Giuseppe Mussari e il direttore generale Antonio Vigni, sono anche condannati a tre anni e sei mesi per ostacolo in concorso all’esercizio delle funzioni delle pubbliche Autorità di Vigilanza.

Gli interventi dello Stato per salvare Monte dei Paschi

Le gravi perdite di bilancio di Banca Monte dei Paschi di Siena Spa sollecitano un intervento dello Stato per cercare di salvare un istituto sull’orlo della bancarotta.

Con un Consiglio di Amministrazione completamente rinnovato, che ha ora al vertice Alessandro Profumo come presidente e Fabrizio Viola come AD, viene approvato un piano di ristrutturazione aziendale. Quest’ultimo prevede 4.600 licenziamenti e la chiusura di 400 filiali, da effettuarsi entro il 2015.

In contemporanea l’allora Presidente del Consiglio Mario Monti introduce i Monti Bond, che sono obbligazioni emesse dalla banca senese per 3,92 miliardi e acquistati dallo Stato.

I Monti Bond e non solo

Il Tesoro entra gradualmente anche nel capitale azionario della società, sostituendosi di fatto a Fondazione Montepaschi che passa nel tempo da avere la maggioranza assoluta delle azioni a una quota dell’1,5% del capitale.

La situazione non migliora più di tanto nonostante il salvataggio, così nel giugno del 2014 MPS approva un aumento di capitale di 5 miliardi di euro.

Quell’anno però arriva l’ennesima bocciatura della BCE riguardo gli stress test e si assiste a un nuovo crollo delle quotazioni azionarie del 40% nelle cinque sedute successive.

Il primo gennaio 2016 l’Europa introduce le regole del Bail In, con cui viene fatto divieto di salvare le banche attraverso denaro pubblico.

Le richieste di aiuto alla Ue

Il salvataggio può essere possibile soltanto mediante l’investimento degli azionisti. Così viene tentato senza successo un altro aumento di capitale di 5 miliardi.

A questo punto, vista la situazione disperata, lo Stato decide di intervenire ancora, chiedendo all’Unione Europea di procedere per il salvataggio entrando nel capitale azionario della banca.

Il Tesoro entra in Monte dei Paschi

Dopo 6 mesi di trattative l’Europa dà il via libera al Tesoro che diventa primo azionista con una quota del 70%. L’operazione costa alle casse pubbliche 5,4 miliardi di euro e rientra nell’ambito di una ricapitalizzazione di 8,1 miliardi. Il resto, ovvero 2,7 miliardi, arriva attraverso la conversione dei bond subordinati in azioni.

Nel frattempo MPS esce dall’indice FTSE Mib della Borsa di Milano il 17 marzo 2017, dopo che la Consob ha sospeso il titolo dalle contrattazioni il 22 dicembre 2016, quando le quotazioni erano di 15,08 per azione e la capitalizzazione era scesa a 442 milioni di euro.

Il 25 ottobre 2017 la Consob approva la nuova quotazione dopo l’intervento dello Stato e il 18 giugno del 2018 MPS fa parte dell’indice FTSE Mid Cap.

Da qui comincia la ripartenza dell’istituto senese con un piano di ristrutturazione industriale che comprende la riduzione di circa 5.500 unità entro il 2021 e la chiusura di 600 filiali su 2000.

Negli ultimi tempi MPS ha iniziato con Amco una trattativa per la cessione di 8,1 miliardi di Npe che consentono all’istituto di credito di migliorare l’attivo patrimoniale e allo Stato una graduale uscita dal capitale sociale.

I nuovi «stress test» di Monte dei Paschi

E arriviamo ai giorni nostri con i nuovi stress test condotti dall’Eba (l’autorità europea di sorveglianza sul sistema bancario) che evidenziano come tra le 50 banche europee analizzate Mps sia la banca peggiore.

In base a questa analisi il Monte avrebbe bisogno di un ulteriore rafforzamento patrimoniale da 2,5 miliardi.

È in questo scenario che si sta giocando la partita sul futuro di Mps e sulla possibile aggregazione di parte della banca con Unicredit, uscita invece promossa dai recenti stress test e forse in grado di rilanciare l’Istituto senese.

Il Monte dei Paschi oggi: l’attuale Cda

Maria Patrizia Grieco

Maria Patrizia Grieco è Presidente del Consiglio di amministrazione di Banca Monte dei Paschi di Siena dal maggio 2020, dopo aver maturato esperienza nel settore finanziario durante i 6 anni trascorsi nel CdA di Anima Holding.

Francesca Bettìo, Vice Presidente

Indipendente ai sensi dello Statuto sociale (del TUF e del Codice di Autodisciplina) Francesca Bettìo è amministratore indipendente di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. dal maggio 2020. In tale ambito riveste anche la carica di Vice Presidente e componente del Comitato per le Operazioni con Parti Correlate.

Rita Laura D’Ecclesia, Vice Presidente

Indipendente ai sensi dello Statuto sociale (del TUF e del Codice di Autodisciplina). Rita Laura D’Ecclesia è amministratore indipendente di Banca Monte dei Paschi di Siena S.p.A. dal maggio 2020. In tale ambito riveste anche la carica di Vice Presidente Vicario e componente del Comitato Rischi e Sostenibilità.

Guido Bastianini

Amministratore Delegato e Direttore Generale di Monte dei Paschi di Siena.

Mps e il livello di sicurezza attuale

La banca senese è uscita con le ossa rotte dallo stress test dell’Eba che ha coinvolto 89 istituti europei nell’aprile scorso. È risultata, infatti, la peggior banca dell’Eurozona per solidità. Secondo i risultati, l’istituto avrebbe un Cet1 ratio fully loaded del -0,10% in uno scenario avverso esteso al 2023 che prevede un impatto prolungato della pandemia di Covid-19.

Mps ha reso noto che gli esiti dello stress test sono in linea con il capital plan che il board ha presentato in Bce a gennaio, tenuto conto dell’aumento di capitale da 2,5 miliardi. Di conseguenza Cet1 fully-loaded nello scenario avverso si collocherebbe al 6,6%.

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Servizi finanziari e filiali

Il Gruppo Montepaschi è attivo sull’intero territorio nazionale e sulle principali piazze internazionali con un’operatività incentrata sui servizi tradizionali del retail e commercial banking. E anche con una particolare vocazione verso la clientela famiglie e piccole e medie imprese.

Il Gruppo opera tramite proprie società specializzate, in tutte le principali aree di business: leasing, factoring, finanza d’impresa e investment banking.

Il ramo assicurativo-previdenziale è presidiato grazie alla partnership strategica con AXA, mentre l’attività di asset management si sostanzia nell’offerta di prodotti d’investimento di case terze indipendenti.

Il Gruppo integra modelli d’offerta tradizionali, operativi attraverso la Rete delle filiali e dei centri specialistici, con un innovativo sistema di servizi digitali e self service, arricchiti dalle competenze della Rete dei promotori finanziari con Banca Widiba.

L’operatività estera è focalizzata sul supporto ai processi di internazionalizzazione delle imprese clienti ed interessa i principali mercati finanziari mondiali.

Con più di 1500 filiali e 200 centri specialistici Banca Monte dei Paschi di Siena offre i suoi servizi a oltre 4,5 milioni di clienti.

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