Bitcoin e tasse: ecco come funziona in Italia

I Bitcoin sono un universo sempre più in espansione. Ma come vengono tassati? Ecco tutto ciò che c’è da conoscere.

Il mercato dei Bitcoin è in costante crescita e in continua evoluzione. Lo sviluppo tecnologico ha contribuito molto nell’espansione di criptovalute e Bitcoin. Nell’ultimo anno la crescita è stimata in circa il 780%, e quasi un 20% solo nell’ultimo mese. Numeri che danno una idea concreta di quanto gli investimenti siano ingenti. Molte grandi aziende, ma anche piccole attività, hanno infatti inserito le criptovalute come metodi di pagamento. Da Tesla a Microsoft ed Expedia, ma anche alberghi, e un bar a Roma dove è possibile acquistare in valute virtuali.

Un mercato che si allarga negli investimenti e che sta portando grandi aziende e piccoli esercizi a valutare le criptovalute come metodi di pagamento. Ecco quindi che una moneta considerata dall’Agenzia delle Entrate alternativa a quelle normali, è stata regolamentata con una tassazione. Una operazione non semplice da gestire per i tanti fattori che ne condizionano la crescita e l’andamento. Ma come funziona quindi la tassazione dei Bitcoin in Italia?

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Bitcoin, come funziona la tassazione in Italia

criptovalute (web source)
criptovalute (web source)

I Bitcoin si sono di fatto trasformati in veri e propri metodi di pagamento e prestazioni di servizio. L’espansione si è quindi tradotta in regolamentazione, necessaria per l’Agenzia delle Entrate. Ecco quindi che i Bitcoin sono soggetti ad imposizione dell’IVA, e anche ad IRPEF e IRAP. Se il contribuente italiano gestisce rapporti finanziari con intermediari esteri, è obbligato nella dichiarazione dei redditi a notificare il possesso delle criptovalute.

Esse inoltre contribuiscono a formare il reddito imponibile ai fini dell’IRAP, l’imposta regionale sulle attività produttive, e le criptovalute dovranno essere valutate secondo il tasso di cambio in vigore nel momento in cui si effettua la chiusura dell’esercizio. Sulla base inoltre dei più recenti documenti dell’Agenzia delle Entrate, le criptovalute sono assimilate a valute estere.

Ciò comporta quindi l’obbligo, come confermato dalle istruzioni alla compilazione del  Modello Redditi PF 2020, di essere indicate nel quadro relativo al monitoraggio fiscale degli investimenti fuori dai confini nazionali, e delle attività estere di natura finanziaria che producono redditi imponibili in Italia. La sola detenzione di criptovalute non genera quindi alcuna tassazione alla persona fisica che le detiene, e anche la cessione dei Bitcoin, al di fuori dell’attività d’impresa, non genera redditi imponibili.

Nel caso però di detenzione di criptovalute per un controvalore medio superiore a Euro 51.645,69 per almeno sette giorni lavorativi continui in un periodo d’imposta, la finalità speculativa si presume, e quindi le plusvalenze derivanti da cessione di criptovalute realizzate da persone fisiche al di fuori dell’attività d’impresa sono assoggettate all’imposta sostitutiva del 26%. E vanno dichiarate nel modello dei redditi.

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