Il New York Times ha attirato molte critiche dopo aver invitato Sam Bankman-Fried – il creatore dello schema ponzi FTX – al DealBook Summit.
Molti investitori hanno criticato il New York Times dopo che l’azienda ha confermato che Sam Bankman-Fried parlerà al suo prossimo vertice DealBook.
Il New York Times aveva già attirato le ire dei cripto investitori per quella che era considerata un’intervista eccessivamente comprensiva con Bankman-Fried dopo il crollo di FTX.
New York Times e Bankman-Fried: cosa succederà?
Su Twitter, il giornalista Andrew Sorkin ha confermato che il fondatore di FTX risponderà alle domande in diretta durante l’evento del 30 novembre, aggiungendo:
“Ci sono molte domande importanti da porre e rispondere. Niente è vietato“.
Il suo tweet ha portato a una raffica di risposte furiose da parte di numerose personalità di alto profilo.
“SBF ha creato il token FTT. Ne ha venduti alcuni agli addetti ai lavori. Ne ha tenuto la maggior parte. L’ha scambiato sulla sua borsa. Ha preso prestiti con esso come garanzia. Ha twittato spesso incoraggiando la vendita al dettaglio ad acquistarlo. Ha utilizzato i fondi dei clienti per sostenere il prezzo. Un chiaro schema Ponzi“.
Altri hanno avvertito che l’intervista si rivelerà utile solo se aiuterà le forze dell’ordine nelle loro indagini contro Bankman-Fried e FTX.
E alcuni si sono chiesti perché SBF avesse ancora la libertà di eseguire interviste, in primo luogo.
Il New York Times aveva già attirato le ire dei cripto entusiasti per quella che era considerata un’intervista eccessivamente comprensiva con Bankman-Fried dopo il crollo di FTX.
Quell’articolo discuteva di come SBF stesse riuscendo a dormire nonostante l’implosione del suo exchange, alimentando le accuse secondo cui la copertura stava aiutando a proteggere la sua immagine pubblica.
Ma il pezzo ha descritto in lungo ed in largo i fallimenti di FTX, coprendo i mesi precedenti alla sua caduta.