Guerra in parlamento per le emissioni del mining di Bitcoin, cosa sta succedendo

I democratici americani, guidati dalla senatrice Elizabeth Warren, hanno chiesto all’Agenzia per la protezione dell’ambiente e al Dipartimento dell’energia di agire contro le emissioni del settore del mining di criptovalute. Il tutto citando la quantità “inquietante” di energia che starebbero utilizzando per le loro attività.

Quattro senatori e due rappresentanti hanno firmato una lettera ufficiale in cui esortano le autorità di regolamentazione a richiedere ai miner di criptovalute di rivelare le loro emissioni di anidride carbonica e il consumo di energia. 

Gli ambientalisti hanno espresso a lungo preoccupazione per le blockchain proof-of-workcome Bitcoin, che sono assetati di potere. Si stima che a livello globale le criptovalute utilizzino più energia di intere nazioni come Venezuela e Finlandia.

Secondo il rapporto, sole sette società negli Stati Uniti hanno utilizzato più di 1.045 gigawatt di capacità per il mining di criptovalute. “Questa quantità di energia ha la capacità di fornire elettricità a ogni casa a Houston, in Texas”. Stronghold, Greenidge, Bit Digital, Bitfury, Bitdeer, Marathon e Riot sono le società responsabili delle mining farm evidenziate nel rapporto.

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Nonostante la possibilità che alcuni miner possano ridurre le loro operazioni in risposta all’ormai noto crytpo winter nel 2022, i legislatori affermano che il settore nel suo insieme è destinato a espandersi rapidamente. Aggiungendo poi che “è probabile che sia problematico per l’energia e le emissioni”. 

Tuttavia, sottolineano un fatto importante, ossia che “si sa poco sull’intera portata dell’attività di mingi di “criptovalute. Quindi non è tanto un’accusa o un attacco in sè, quanto una legittima richiesta maggiori informazioni. Stando a quanto espresso nel comunicato ufficiale.

Gli sforzi dei miner di Bitcoin per adeguarsi alle normative sulle emissioni

In risposta ai legislatori, le società di mining e i singoli operatori hanno minimizzato l’impatto dell’industria come fonte di emissioni di gas che stanno “cuocendo” il pianeta. Tuttavia, hanno sottolineato la necessità di sforzi reciproci e condivisi per ridurre le emissioni e utilizzare fonti di energia rinnovabile.

Marathon, ad esempio, ha evidenziato come collabora con le compagnie energetiche per costruire fonti di energia rinnovabile come il solare e l’eolico. Che altrimenti non potrebbero essere costruite. Tuttavia, una centrale a carbone a Hardin, nel Montana, fornisce la maggior parte dell’energia utilizzata da Marathon in questo momento.

In modo simile, Riot ha evidenziato il suo utilizzo dell’energia idroelettrica nello stato di New York. Ha inoltre affermato che: “Il mining di Bitcoin genera una maggiore domanda di energia rinnovabile rispetto al tipico consumatore di energia degli Stati Uniti”. 

Ad ogni modo, le operazioni di Riot a Rockdale, in Texas, hanno una capacità quasi sette volte superiore e si basano sulla rete statale per l’energia. L’anno scorso, il Texas ha acquistato la maggior parte della sua energia da fonti non rinnovabili (51% da gas naturale e 13,4% da carbone).

Abbiamo trattato ampiamente il tema di emissioni legate al mining di Bitcoin e criptovalute, con un approfondito studio condotto da Coinshares, in QUESTO ARTICOLO.

Soluzioni ingegneristiche e informatiche per l’ambiente

Stronghold ha dichiarato che sta “lavorando attivamente per riparare i cumuli di emissioni di anidride carbonica e convertire questi gas di scarico in energia” in una dichiarazione ai legislatori. Ripulire i rifiuti delle miniere di carbone è una buona idea, perché in ogni caso si parla di un vero e proprio disastro ambientale. Gli scrubber possono ridurre gli effetti peggiori, ma bruciare rifiuti di carbone produce comunque emissioni nocive.

Nel frattempo, Blockfusion e Bitdeer hanno citato il loro uso di software per ridurre il carico sulle reti energetiche.

Nonostante le critiche avanzate nella lettera citata in testa alle criptovalute e soprattutto al loro mining, i ricercatori dell’Electric Power Research Institute affermano che la maggior parte delle riduzioni immediate delle emissioni nel paese devono provenire dai settori dell’energia e dei trasporti. Questo affinché gli Stati Uniti siano in grado di raggiugere il loro obiettivo di emissioni nette stabilito per il 2030. La Casa Bianca, nell’aprile dello scorso anno, ha dichiarato la sua ferma intenzione nel ridurre della metà le emissioni di gas serra americane entro il 2030 .

Sebbene i legislatori democratici (tra cui anche chi non è nominato, come il senatore Joe Manchin) abbiano cercato di ridurre le emissioni attraverso crediti d’imposta. Soluzioni di questo tipo, sostengono i promotori, potrebbero spingere ad aumentare sia la produzione di energia rinnovabile che la vendita di veicoli elettrici. I ogni caso, DC è ancora sostanzialmente priva di alcuna legislazione sul clima. 

Il segretario all’Energia Jennifer Granholm ha dichiarato in un’intervista di giugno rilasciata a TechCrunch, che l’approvazione dei crediti d’imposta sull’energia pulita quest’estate è stata “il percorso più sicuro” per gli Stati Uniti 

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