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Lo schema Ponzi dei record devasta gli investitori cripto, cosa è successo

Man mano che il settore delle criptovalute cresce, individui e gruppi malintenzionati hanno strada facile e più opportunità per farla franca dopo aver sottratto con l’inganno le criptovalute e i bitcoin dei malcapitati che finiscono nel loro mirino.

Quella che è balzata agli onori delle cronache nelle ultime due ore è stata una delle truffe più grandi che il panorama cripto ha visto di recente. In India, paese nel quale la truffa ha visto la maggior parte delle vittime, si tratta dello schema piramidale più grande mai esistito.

In particolare, nel complesso schema piramidale chiamato GainBitcoin, le vittime hanno perso un totale di oltre 1 trilione di rupie indiane. Al cambio attuale parliamo di una cifra inimmaginabile, ossia l’equivalente di oltre 12,8 miliardi di dollari americani, secondo quanto riportato dalla testata indiana Onmanorama il 16 giugno.

Lo schema Ponzi dei record

Come in un tipico schema piramidale, c’era un ristretto gruppo di organizzatori che ha raccolto i proventi delle migliaia di vittime cadute in trappola. L’orchestratore della truffa Amit Bhardwaj ha operato con l’aiuto delle sue “Seven Stars”, come chiaava i suoi complici.

Il gruppo ha promesso alle sue vittime un rendimento mensile del 10% in depositi Bitcoin-on-Bitcoin per 18 mesi attraverso programmi di marketing multilivello.

Prima di fare un minimo di verifiche, o di appellarsi al buonsenso, e rendersi conto che il numero limitato di Bitcoin e la natura stessa di qualsiasi progetto di investimento finanziario in criptovalute non può essere sostenibile a quei ritmi, diversi investitori avevano già affidato i propri preziosi bitcoin o altre risorse digitali allo schema truffaldino.

La situazione si è poi ulteriormente complicata e diventata più fumosa con la morte improvvisa della mente dietro lo schema. decesso avvenuto ad inizio 2022 per arresto cardiaco.

I proventi della truffa

Si presume che lo stesso Bhardwaj abbia ottenuto profitti tra 385.000 e 600.000 Bitcoin e la polizia di Pune, la capitale dello stato del Maharashtra, avrebbe rintracciato oltre 60.000 ID utente e indirizzi e-mail coinvolti nel caso.

Con Bhardwaj passato a miglior vita, il principale sospettato successivo è suo fratello Ajay Bhardwaj, che non ha rispettato l’ordine di rivelare il nome utente e la password del portafoglio crittografico del suo defunto fratello Amit all’Enforcement Directorate (ED) del Ministero delle finanze indiano.

La legalità delle criptovalute in generale non è oggetto di indagine

All’inizio di marzo, l’ED ha affermato che la legalità della criptovaluta in India, che è ancora in fase di decisione su come regolarla, non era un problema nel caso, poiché si trattava di uno schema Ponzi. La truffa quindi vede bitcoin e criptovalute come semplice mezzo con cui i criminali si sono fatti inviare i fondi dalle vittime, ma che non hanno certo alcun ruolo nella vicenda.

I responsabili delle indagini, in una dichiarazione pubblica, hanno affermato che:

“L’indagine condotta finora ha rivelato che Amit Bhardwaj (deceduto a gennaio di quest’anno) con la connivenza del firmatario, Vivek Bhardwaj, Mahender Bhadrway e altri, ovvero agenti di marketing multilivello e associati, hanno raccolto 80.000 bitcoin come proventi di reato

Come abbiamo visto nei mesi e negli anni, il mercato delle criptovalute non è ancora per nulla immune dalle truffe. Tra i più comuni tipi di truffe che usano gli asset crittografici per essere portate avanti, un altro tipo popolare è il cosiddetto pump and dump scheme.

Una manipolazione di mercato che in genere coinvolge il team di una criptovaluta o qualche individuo esterno, spesso personaggi in vista o influencer, dietro lauto compenso, che ne pompa il prezzo affermando pubblicamente di essere rialzista verso quel token specifico.

Una volta che gli investitori hanno poi acquistato il token fidandosi del consiglio, gli organizzatori dello schema iniziano a vendere rapidamente i token detenuti inizialmente e costo pressochè zero, lasciando con il cerino in mano gli sprovveduti avventori e incassando spesso diversi milioni di dollari.

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Michele Felice

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