I prezzi della pasta aumenteranno ancora? L’opinione di un esperto

I consumatori hanno il timore che il prezzo dei generi alimentari possa continuare ancora a salire. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo e quanto è grave la situazione secondo un noto imprenditore. 

La pandemia prima, e la guerra in Ucraina poi, hanno trascinato il vecchio continente in una crisi senza precedenti, che purtroppo deve forse ancora vivere la sua fase più drammatica. Come spiega Salvini ospite da Bianca Berlinguer, la vera recessione arriverà a settembre e per molte famiglie italiane sarà un vero e proprio dramma.

aumento prezzi pasta
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D’altronde, i continui rincari sull’energia e sulle materie prime degli ultimi mesi stanno mettendo a durissima prova il portafoglio dei consumatori, che sono sempre più preoccupati dei possibili incrementi sui prodotti alimentari. 

Moccia, la Fabbrica dei Pastai: c’è un’ansia diffusa che non ho mai visto in vita mia

La situazione è molto seria, come ha spiegato di recente Ciro Moccia, a capo dell’azienda, insieme al resto della famiglia, chiamata La Fabbrica della Pasta, che ha rilasciato un’intervista all’Agi per parlare dei prossimi e possibili rincari. Per Moccia ci troviamo in primo luogo di fronte a una situazione inedita e drammatica: “Vengo a questa fiera dal 1992  mai ho visto così diffuso un sentimento di ansia depressiva. Tutti noi subiamo aumenti che vanno mediamente intorno al 40-45% sui costi di produzione negli ultimi sei mesi. Questo significa che abbiamo fermato gli investimenti e che abbiamo paura. Un dramma questa incertezza che si trascina da luglio 2021″.

Un aspetto interessante rimarcato dall’uomo, e che a suo parere questi aumenti non hanno nulla a che fare con la guerra in corso in Ucraina, che viene invece utilizzata come scusa da tante multinazionali e investitori che sul tema, stanno semplicemente speculando. 

I rincari su energia e materie prima sono iniziati molto prima della guerra in Ucraina

Anche perché questi rincari hanno un’origine antecedente: “a metà dell’anno scorso è iniziata la mancanza di grano duro e adesso da 48 centesimi al chilo lo paghiamo 85 centesimi. Stiamo parlando di grano di filiera, non di grani particolari, e anche la grande produzione industriale di pasta lo paga 78 centesimi al chilo. Poi c’è stata una seconda tempesta, quella degli imballaggi. Arrivano dalla Cina. Significa che se un container ci costava 3000 euro e arrivava in due mesi, adesso di euro ce ne vogliono 18.000 e bisogna aspettare sei mesi. Quindi si compra carta, cartone, plastica e vetro in Italia; ma questo ha significato un aumento del prezzo il cartone del 128%, della plastica del 100%, del vetro del 40%. Tutto a carico dei nostri bilanci”. Da non sottovalutare poi, spiega Moccia, anche il problema della mancanza di carte per i produttori. 

In Italia non si riesce a trovare più carta sul mercato: le scorte sono state cedute agli spagnoli

L’uomo ha spiegato in merito che questa problematica è nata quando i grandi produttori di carta, coscienti di trovarsi di fronte a una crisi economica molto pericolosa, hanno deciso di vendere la maggior parte delle loro scorte agli spagnoli, creando così una carenza sul mercato italiano.

Per i pastai poi, vi è l’ulteriore problema che diminuire la produzione non è per nulla conveniente, anzi: “perché questo ci consente di abbattere i costi fissi, fitto delle strutture o dei macchinari, leasing, pagamento dei dipendenti, nel mio caso 70. Poi ci sono le bollette del gas, passata da 4.000 euro a 22.000 euro, e quella dell’energia, che è passata da 4.000 euro circa a 15.000 euro”.

Infine Moccia sottolinea un ultimo aspetto che riguarda un insensato altisonante allarmismo mediatico che non stai aiutando in alcun modo le aziende, anzi le danneggia in modo pesante, in quanto diffonde un panico immotivato. Sono tanti i consumatori che hanno infatti iniziato a spendere meno e a risparmiare, non tanto perché il loro portafoglio al momento è più leggero a causa della crisi, ma proprio per paura del futuro. Un’ansia che i media stanno fomentando senza alcun motivo reale. 

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