L’Italia è “schiava” del gas russo? Forse no, ecco come possiamo salvarci

L’Italia è davvero dipendente dal gas russo e non ha alternative? Oppure accadrà che un immaginabile cambiamento epocale degli scenari geopolitici ed economici metterà nelle condizioni il nostro Paese, gioco forza, di cercare nuove strade e nuove risorse per non incorrere in situazioni davvero scomode?

A questo interrogativo ha cercato di rispondere, nei giorni scorsi, Michele Marsiglia, numero uno di Federpetroli, intervenendo con alcune riflessioni,di natura economico-finanziaria-energetica, ma anche geopolitica (economia e politica da sempre viaggiano su binari molto vicini), sulle testate nazionali.

L'Italia e il gas russo
L’Italia e il gas russo: abbiamo alternative?

Osservazioni che meritano un doveroso approfondimento.

L’Italia e l’eventuale fine del rapporto con il gas russo: cosa accadrà?

Può, oggi, davvero l’Italia cercare alternative a cui attingere se il gas della Russia dovesse venire meno con uno stravolgimento degli accordi, considerati i nuovi scenari derivati dal conflitto con l’Ucraina e la fine dell’amicizia con Putin?

Nessuno dimentichi le nostre risorse petrolifere: ci sono e vanno valorizzate

Quali sono le nuove sinergie che può stringere l’Italia, a quali Paesi può attingere il nostro Governo, naturalmente senza dimenticare che anche noi, nel nostro piccolo, abbiamo le nostre risorse petrolifere, al punto che potremmo immaginare finalmente di valorizzarle al meglio per abbassare i prezzi?

La guerra al caro benzina e al caro energia si combatte cercando nuove strade

Tutto questo senza dimenticare, nel caso della benzina, che il mondo e con esso anche l’Europa, viaggiano verso un radicale cambiamento delle tipologie dei mezzi di trasporto, sposando a pieno (arriverà questo momento anche in Italia, ce lo auguriamo) la scelta dei veicoli elettrici o almeno di quelli che comunque prevedono una tipologia di energia alternativa. In fondo è anche per questo che il nostro Governo sta incentivando i nuovi bonus auto, non è forse vero?

Michele Marsiglia di Federpetroli è ottimista sul futuro ma i tempi del cambiamento sono lunghi e complessi

Per Marsiglia il futuro è dalla parte dell’Italia ma i tempi non sono ancora maturi. L’Italia non è ancora pronta per rendersi autonoma dalla Russia e nel prossimo autunno i problemi non sono da escludere. “Non siamo pronti con un approvvigionamento su Africa e Medio Oriente – riferisce Marsiglia a Il Giornale – E non possiamo spostare tutto ciò che prendevamo dalla Russia su altri Paesi in tempi brevi”.

Vediamo di capire cosa succede e cosa ci aspetta, anche se il cambiamento, possibile e immaginabile, non avverrà appunto nell’immediato. Tutto questo mentre la Russia pensa di stravolgere i suoi scenari.

Riprendere la strada interrotta bruscamente con il Medioriente potrebbe essere una soluzione

FederPetroli Italia è in gran parte coinvolta in una serie di operazioni riguardanti l’espansione del settore petrolifero e del gas in Libia. Siamo attori chiave dell’area, con solidi rapporti sia con ENI che con altri contractor, tra cui Mellitah Oil & Gas, in partnership con la Libyan National Oil Corporation.

E se tornassimo a dialogare con la Libia?

Lo sfruttamento del petrolio in Libia è appena iniziato, anche se può sembrare improbabile da credere. Ci sono enormi riserve ancora da sfruttare nelle aree centro-meridionali del Paese e poi, ovviamente, la parte Mediterranean OffShore che è quella più contesa, ahimè anche con Russia e Turchia.

L’Italia non può dipendere dal gas della Russia: guardiamo in casa nostra

Per quanto riguarda il petrolio, il Medio Oriente è attualmente il centro nevralgico della risorsa mineraria, e tale rimarrà per molti anni a venire. Nonostante gli sviluppi statunitensi nel campo del fracking, i pozzi mediorientali danno ottimi risultati in termini di redditività e ottimizzazione dei costi di ricerca e produzione. 

Durante l’era di Gheddafi, l’Italia fu coinvolta in grandi processi produttivi legati ai giacimenti petroliferi e allo sviluppo di importanti infrastrutture sia nella Cirenaica che nel Tripolitano. Non solo il petrolio era un prodotto redditizio e vincente. Nel Paese nordafricano cominciavano a svilupparsi altri settori industriali, settori che, oggi, non sono più attivi. L’alternativa, all’epoca, era quella di intrattenere un dialogo, cosa che di fatto non è avvenuta.

Attingere a giacimenti già in sfruttamento

Non solo molte ombre ma anche luci, però, nel discorso di Marsiglia, che apre alla possibilità che qualcosa si possa già smuovere nell’immediato, attingendo a giacimenti nostrani già in via di sfruttamento.

Secondo Federpetroli, infatti, negli ultimi 15 anni è mancata una giusta strategia energetica nazionale che porti a sfruttare le rinnovabili, ma anche i giacimenti nazionali.

Sul fronte petrolio, e quindi carburanti, l’Italia potrebbe agire portando i prezzi della benzina a meno di un euro a litro. Marsiglia, infatti, pensa di sfruttare i giacimenti nostrani che hanno un grande potenziale: “Basta aprire i pozzi già perforati senza ulteriori trivellazioni – dichiara – potremmo arrivare nel giro di qualche anno alla benzina a meno di un euro”.

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