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Greenpeace chiede a Bitcoin di eliminare la Proof-of-Work: inquina da sola quanto la Svezia!

La campagna di Greenpeace chiede che Bitcoin abbandoni la blockchain Proof-of-Work per salvare il clima. Ecco cosa sta succedendo.

Greenpeace sta guidando una nuova campagna che invita Bitcoin ad abbandonare la sua blockchain Proof-of-Work e passare a un meccanismo di consenso più rispettoso dell’ambiente.

La campagna afferma: “Il passaggio a un protocollo a basso consumo energetico si è dimostrato efficace e utilizza una frazione dell’energia. Ethereum sta cambiando il suo codice. Molti altri usano meno energia. Perché Bitcoin non lo fa?

Greenpeace si schiera contro la Proof-of-Work di Bitcoin

La campagna “Change the Code, Not the Climate” afferma che l’adattamento del codice software di Bitcoin ridurrebbe la quantità di energia utilizzata dalla rete del 99,9%, aggiungendo:

Il passaggio a un protocollo a basso consumo energetico si è dimostrato efficace e utilizza una frazione dell’energia. Ethereum sta cambiando il suo codice. Molti altri utilizzano meno energia. Perché Bitcoin non lo fa?

Il sito Web ufficiale della campagna descrive la PoW come una “tecnologia obsoleta ed una grande fonte di inquinamento climatico“. Avverte che l’uso di energia della blockchain di Bitcoin aumenterà con l’aumento dei prezzi.

Afferma inoltre che ci vorrebbero solo 30 persone per passare a un protocollo a basso consumo energetico. Insiste sul fatto che “miner, exchange e sviluppatori principali che costruiscono e contribuiscono al codice di Bitcoin” hanno il potere di smettere di danneggiare il pianeta.

Il movimento afferma che alcuni noti Bitcoiner di alto profilo come Elon Musk di Tesla e Jack Dorsey di Block – insieme ad altri del calibro di BlackRock, Goldman Sachs e PayPal – “hanno la responsabilità di aiutare a ripulire Bitcoin“, aggiungendo:

Sappiamo chi esercita influenza sulla community delle criptovalute, dai giganti della tecnologia alle grandi banche“.

“Bitcoin guiderà devastanti impatti climatici”

L’impatto che il mining di Bitcoin ha sull’ambiente è difficile da quantificare precisamente. La campagna cita le statistiche dell’Università di Cambridge che indicano che la blockchain utilizza già più energia dell’intera Svezia. A tal proposito dichiara:

A meno che il suo prezzo non sia disaccoppiato dal suo consumo di energia, Bitcoin porterà impatti devastanti sul clima“.

Alcuni minatori hanno iniziato ad acquistare centrali a carbone statunitensi per promuovere le loro operazioni. Change The Code, Not The Climate sostiene che Bitcoin “stia resuscitando combustibili fossili“. Inoltre potrebbe essere  responsabile da solo di aver riscaldato il pianeta di più di due volte.

Vale la pena notare che gli scenari catastrofici sul consumo di energia di Bitcoin sono già stati fatti in precedenza. Già nel 2017 il World Economic Forum aveva previsto che entro il 2020 “l’estrazione di Bitcoin potrebbe consumare la stessa quantità di elettricità utilizzata dal mondo intero“. La previsione ovviamente non si è avverata entro il 2020, ma potremmo non essere lontani.

La soluzione proposta da Greenpeace

L’iniziativa di Greenpeace ha riconosciuto che sta facendo una grande pressione, e molte parti interessate potrebbero essere riluttanti ad ascoltare i suoi consigli.

Sappiamo che le parti interessate a Bitcoin sono incentivate a non cambiare. Cambiare Bitcoin renderebbe inutili molte infrastrutture costose, il che significa che le parti interessate dovrebbero accettare di perdere molti soldi o trovare altre soluzioni creative“.

La blockchain di Ethereum sta attualmente passando a un meccanismo di consenso Proof-of-Stake, un progetto ambizioso e ad alto rischio che è in lavorazione da diversi anni.

PoS renderà effettivamente obsoleto il mining. Invece coloro che hanno puntato su ETH per gestire i propri nodi saranno responsabili della convalida delle transazioni e riceveranno premi per farlo. Lo staking consente ai validatori di guadagnare criptovalute, oltre ad essere un meccanismo di convalida più efficiente del 99% rispetto a PoW.

I detrattori dei meccanismi di consenso Proof-of-Stake affermano che questi causano un maggiore grado di centralizzazione. Questo significa che i premi di stake sono realmente profittevoli solo per chi possiede molte criptovalute. Ma non è forse vero che per competere nel mining bisogna investire molto negli hardware?

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Elia Cancelli

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