Il mercato russo va a picco, cosa succederà a Bitcoin e criptovalute

Un’altra settimana nera per il mercato azionario russo che perde un ulteriore 13%, a seguito di una delle settimane peggiori degli ultimi anni

Non è un buon periodo per il mercato azionario russo che in soli 4 mesi ha perso oltre un terzo del valore delle proprie azioni. Tutto mentre nuovi problemi affliggono la presidenza di Putin.

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È stato sicuramente uno dei più grandi sell-off della storia recente e le cose non sono destinate a migliorare poiché anche l’Inghilterra si schiera contro la Russia, dichiarando che quest’ultima sarà tagliata fuori sia dalla sterlina che dal dollaro se continua la sua avanzata in Ucraina.

Il primo ministro britannico, Boris Johnson, è stato molto diretto:

“Bloccheremo le aziende russe che hanno accordi con i mercati del Regno Unito e, con l’aiuto dei nostri amici degli Stati Uniti, non permetteremo più loro di commerciare in sterline e dollari. Sarà un colpo molto, molto duro”.

Criptovalute: la salvezza della Russia

In questi giorni si è visto un leggero rialzo del valore di bitcoin e in molti vedono in questo pump una corsa alle criptovalute da parte delle aziende russe che non vogliono vedere perdere i loro guadagni.

Nonostante l’arma di bitcoin risieda appunto nel suo utilizzo universale e decentralizzato, la conversione in valuta FIAT potrebbe essere un problema difficilmente superabile per tutte quelle aziende. Ma anche privati cittadini, che non vorrebbero veder persi i propri risparmi ma che devono ancora fare i conti con il pagamento di bollette o multe in valuta FIAT.

Tante sono state le richieste da parte di vari Paesi di introdurre delle sanzioni alla Russia di Vladimir Putin. Quest’ultimo ha richiesto che paesi come la Polonia e la Repubblica Ceca non possano essere annesse alla NATO, richiamando i trattati stipulati nel 1997 tra NATO e Russia in cui si delineavano i confini e la politica di questi paesi.

Putin ha inoltre richiesto lo sgombero delle truppe NATO e statunitensi dai confini di Bulgaria e Romania, oltre che della Polonia e della Repubblica ceca.

Punire o non punire la Russia?

Il problema di intraprendere azioni severamente punitive per tutte le aziende russe che operano nel Regno Unito o in America non è da poco. Non si possono semplicemente escludere le aziende russe dal mercato globale per poi farle tornare in un secondo momento. Almeno non senza aspettarsi un crollo di almeno il 60% del valore di quelle azioni.

A conti fatti, però, il peso del commercio della Russia all’interno dell’Unione Europea è dell’1%. È chiaro che una chiusura del mercato azionario per le aziende russe sarebbe una tragedia principalmente per quest’ultime e Putin non sembra esserne preoccupato.

Ecco che entrano in gioco le criptovalute che potrebbero essere l’ancora di salvezza di molte aziende e privati cittadini russi. Nel caso l’economia della Russia dovesse crollare, l’utilizzo di bitcoin potrebbe salvare i risparmi di molti e, di conseguenza, farne anche aumentare il prezzo sui mercati finanziari.v

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