Whatsapp e quel vizio maledetto: quello che non sappiamo dei social

I social network inutile dirlo hanno ormai invaso ogni aspetto della nostra vita. Troppe però le cose che di fatto non conosciamo.

Whatsapp ha praticamente sostituito tantissime abitudini quotidiane. Quante telefonate, quanti vecchi sms di fatto eliminati e sostituiti dal messaggio veloce ed istantaneo di Whatsapp, una sorta di piccola rivoluzione andata in scena ormai molti anni fa. Qualcosa che però non conosciamo ancora benissimo. Qualcosa che a tratti potrebbe addirittura danneggiarci.

Whatsapp
Adobe

La verità dei fatti, di alcuni fatti  come sempre è qualcosa di molto diverso da ciò che spesso ci raccontano. Per quel che riguarda i social network, che ormai come sappiamo, come possiamo vedere, hanno ormai invaso da anni il nostro quotidiano il tema del rispetto della privacy è sempre all’ordine del giorno. Parliamo di dinamiche spesso talmente complesse ed intrecciate con altre situazioni che generano interessi molto alti che spesso è difficile governare. La situazione insomma resta bene o male la solita di sempre. Tante “promesse” in fase di accordo iniziale ma tutt’altro nella gestione vera  e propria del quotidiano.

La tutela della privacy è un argomento molto spinoso quando si parla di social network, le la verità quando si parla di tutti i social network. Numerosi sono gli aspetti che spesso restano di fatto disattesi, specialmente per quel che riguarda cosi come anticipato la questione riservatezza. L’organizzazione Propubblica, statunitense, specializzata in giornalismo investigativo ha da poco dichiarato qualcosa in merito alla modalità di gestione della privacy di Whatsapp che di certo non era chiara e tutti. Specialmente gli utenti, si immagina non fossero del tutto consapevoli di certi risvolti svelati dalla stessa organizzazione.

Whatsapp e quel vizio maledetto: spiano i nostri messaggi, flotte di impiegati al lavoro per questo

Secondo ProPublica, si diceva quindi, Whatsapp avrebbe appaltato il lavoro di moderazione dei messaggi dei propri iscritti ad un migliaio di impiegati Accenture. Questi, operanti tra Austin, Dublino e Singapore esaminano milioni e milioni di contenuti segnalati dal sistema centrale che in qualche modo governa e gestisce il flusso continuo delle informazioni circolanti sulla piattaforma. Tutto ciò che in pratica viene segnalato come improprio arriva ad essere ulteriormente analizzato. File d’ogni tipo, immagini, documenti, video e quant’altro. Tutto passerebbe quindi al vaglio di operai specializzati.

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Ciò che ne deriva, considerata la potenziale pericolosità del contenuto esaminato, è la possibilità di bloccare all’istante l’account in questione. Il tutto stona con quanto dichiarato dalla stessa azienda che più volte ha sottolineato che non può verificare praticamente, grazie alla speciale crittografia, i contenuti delle conversazioni tra vari utenti. In realtà però pare che la moderazione dei contenuti sia prevista dalle varie regole che circolano in merito all’organizzazione stessa della piattaforma. Le Faq relative alla stessa app confermano di fatto la cosa.

Carl Woog, direttore delle comunicazioni di WhatsApp, ha parlato della presenza di moderatori esterni che garantiscono in qualche modo la sicurezza di tutti. Woog ha infatti cosi dichiarato: “WhatsApp è un’ancora di salvezza per milioni di persone in tutto il mondo. Le decisioni che prendiamo sono sempre incentrate sulla privacy anche quando preveniamo e limitiamo gli abusi”. Nel caso di segnalazioni infatti la procedura prevede che: “WhatsApp riceve i messaggi più recenti che sono stati inviati da un contatto o un gruppo segnalati, nonché informazioni sulle recenti interazioni con l’utente segnalato”.

La soglia critica nasce infatti dall’indisponibilità teorica di accedere alle conversazioni degli utenti all’esecuzione vera e propria di fasi di moderazione nel caso di contenuti ritenuti pericolosi. In merito alla cosa l’azienda si difende: “WhatsApp fornisce alle persone un modo per segnalare spam o abusi, che include la condivisione dei messaggi più recenti in una chat. Questa funzione è importante per prevenire i peggiori abusi su internet. Siamo fortemente in disaccordo con l’idea che accettare le segnalazioni che un utente sceglie di inviarci sia incompatibile con la crittografia end-to-end.”

Al momento, dunque, i dubbi restano. L’azienda attraverso il suo fondatore Mark Zuckerberg ha più volte confermato che non si può avere accesso a determinati contenuti. Quindi, stando alla teoria, in qualche modo la privacy degli utenti è salva. I dubbi, si ribadisce, restano, cosi come la percezione ambigua degli stessi utenti rispetto all’intero sistema.

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