50.000 euro in bitcoin per il futuro dei figli, ma era una truffa e perde tutto

Un commerciante di 49 anni decide di investire i risparmi di una vita in bitcoin, quando succede l’irreparabile.

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È successo a Vicenza. Un commerciante di 49 anni, Nicola C., voleva investire alcuni dei suoi risparmi ereditati dalla famiglia in criptovalute in modo che fruttassero in un futuro non troppo lontano per poter dare aiuto ai suoi figli.

Non trovando soddisfazione nelle tradizionali forme di di risparmio, basti pensare alle differenze anche solo nel più classico staking fra una qualsiasi valuta FIAT e una moneta crypto, Nicola aveva deciso di investire 50.000 euro in bitcoin. Per fare ciò si era affidato a Richard Johnson, un famoso broker con casa ad Edimburgo che opera nel settore crypto da diverso tempo con diverse persone al suo seguito.

Una truffa sempreverde

Nei vari gruppi social di Johnson, Nicola si imbatte nel nome di un certo George Farraland, promotore finanziario irlandese, con sede a Londra, il quale aveva proposto un’iniziativa per la quale sarebbero stati investiti quei 50.000 euro. Nicola e questo fantomatico George si sono stati scambiati diversi messaggi nel tempo. Le conversazioni erano sempre volte a testare l’affidabilità di questo promotore e, dopo un po’ di tempo, Nicola invia i suoi 50.000 con la promessa che l’investimento si sarebbe svolto secondi i piani.

Al 30 settembre 2021 Nicola, e tutti quelli che avevano investito con lui, avrebbero ricevuto il primo guadagno che consisteva nell’1% di quanto versato (in questo caso 500 euro); al 30 settembre 2022 altri 500 euro e così via fino al decimo anno, con un prospetto di guadagno di 9.500 euro sui 50.000 investiti.

I primi dubbi e l’amara scoperta

Dopo poco tempo Nicola viene assalito dai dubbi e dopo essersi confrontato con sua nipote, laureata alla Bocconi, decide di vederci più chiaro. Insieme alla nipote legge del materiale riguardo l’inaffidabilità del metodo Johnson e delle criptovalute in generale. Così, dopo aver atteso la fatidica data del 30 settembre e non aver ricevuto nulla, decide di farsi restituire la somma investita dal fantomatico Farraland.

Come si può immaginare, Farraland non si è mai più fatto trovare e dopo una ricerca neanche troppo attenta, lo stesso Nicola lo ha ritrovato “schedato” da google come truffatore seriale online.

Questa è ovviamente una storia triste ma è soprattutto una storia di truffa, che ha ben poco a che vedere con il mondo delle cripto quanto più ad una generale incoscienza da parte delle persone nell’affidare a scatola chiusa i propri risparmi. Storie come questa sono accadute, e accadono tuttora, nel mondo della finanza “normale” ogni giorno, per questo non si dovrebbe porre l’accento tanto sull’inaffidabilità delle crypto quanto più ad una maggiore comprensione di questo mondo che fa dell’indipendenza e la trasparenza il suo cavallo di battaglia.

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