Cosa sono davvero i token? Dalle criptovalute all’internet banking, un nuovo mondo da scoprire

Nel complesso mondo delle criptovalute e della blockchain, esistono terminologie che non sono ancora accessibili a tutti. In questo senso si inserisce un nuovo percorso e meccanismo tutto da comprendere, quello dei token.

Il complesso mondo dei token
Ci sono token e token

Proveremo ad analizzare e comprendere il complesso meccanismo dei token. Divideremo il nostro viaggio e la nostra analisi in due parti distinte. Che però sono naturalmente straordinariamente affini.

Nella prima parte parleremo di token in relazione alle criptovalute, nella seconda entreremo in un token di un sistema bancario moderno. Naturalmente la base è la medesima, il digitale.

Per token intendiamo uno o più percorsi secretati per avere accesso al proprio sistema di informazioni finanziarie. Dietro tutto questo, nell’era del digitale, possono esserci complessi meccanismi legati a sofisticati software. Il percorso si differenzia quindi per il contenuto a cui questi percorsi di accesso criptati sono diretti. Nel primo caso parliamo di denaro digitale, le criptovalute, nel secondo di chiavi di accesso per arrivare al proprio denaro tradizionale, ma pur sempre gestito in “versione non liquida”.

Ma se alla fine riflettiamo sul fatto che nell’era moderna si potrebbe tranquillamente fare a meno del contante, digitalizzando qualsiasi proprio pagamento, dall’affitto di casa al pane da comprare sotto casa dal salumiere, e naturalmente qualsiasi proprio incasso dallo stipendio mensile alla consulenza del libero professionista fatturata, il divario tra criptovaluta e denaro tradizionale si riduce notevolmente.

I token e l’economia digitale

Dietro ci sono due mondi diametralmente opposti a cui accedere. Sono legati, il primo, alla libertà di azione e di scambio, con i suoi pro e i suoi contro, dall’altra al fatto che dietro ogni pagamento correlato alle banconote cosiddette tradizionali, esistono dei sistemi di controllo rigorosi.

Le banche, le tasse, gli interessi, logiche che per chi segue la strada delle criptovalute sono ormai per così dire “vincolanti e desuete” e di cui ci si dovrebbe liberare.

Partiamo da ciò che i token rappresentano nel complesso panorama delle criptovalute.

Token e criptovalute: le informazioni digitali contenute in una blockchain

Un token è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto a un determinato soggetto, la tokenizzazione è la conversione dei diritti di un bene in un token digitale registrato su una blockchain.

Uno dei vocaboli che ricorrono con maggior frequenza quando si parla di new economy e blockchain è sicuramente quello di token. Non tutti sanno però che al termine token si possono attribuire due o più significati distinti e altrettante peculiarità, a seconda del contesto in cui questo termine viene usato.

Ovviamente il settore a cui si fa riferimento per attribuire un primo significato di token è quello delle criptovalute. Infatti partendo dal presupposto che una criptovaluta è una “moneta elettronica” (anche se qui il significato di moneta andrebbe sicuramente approfondito, ma solo per semplificazione viene così definita) basata su blockchain o su altro registro distribuito, possiamo sicuramente dire che ciascuna di queste criptovalute (Bitcoin, Ethereum ecc.) ha un suo registro secretato delle transazioni sul quale vengono memorizzati gli scambi.

Il concetto dei “gettoni”

I token (che potremmo definire in un certo senso “gettoni”, ma non nel senso fisico del termine) sono di fatto frazioni di una criptovaluta emessa, che vengono scambiati tra gli utenti mediante scambi che vengono memorizzati sul suddetto registro.

Per semplificare sarebbe opportuno definire “coin” questa tipologia di “gettone”, termine che seppur indica lo stesso concetto (quando ci riferiamo a criptovaluta o frazione di essa), in realtà, crea meno confusione.

Token e smart contract

Esiste infatti un’altra tipologia di “gettone” chiamato anch’esso token, che a differenza di quelli di cui sopra, non ha un proprio registro, ma utilizza il registro di un’altra coin. Ad esempio, mediante gli smart contract di Ethereum, chiunque può emettere i suoi propri token, per esempio con una ICO (Initial Coin Offer) e registrare le transazioni afferenti quel token sulla blockchain di Ethereum invece che necessariamente costruirne una propria. Anche questi “gettoni” acquisiscono l’univoco appellativo di token.

Il token ha quindi le stesse caratteristiche della criptomoneta (sicurezza e trasferibilità non censurabile) ma non è “nativo” e soprattutto “interno” alla blockchain sulla quale vengono memorizzate le transazioni che lo riguardano. Ma rappresenta il gemello digitale di un bene reale, un diritto “reale”, ma che esiste di fuori del sistema blockchain.

Una ulteriore differenza si estrinseca nel fatto che l’emissione di token (gettoni che non hanno una propria blockchain) non è particolarmente complicata. Essenzialmente basta scrivere uno smart contract sulla mainnet di un’altra coin, ad esempio la rete Ethereum. La creazione di una nuova coin invece è un processo assai più complesso, in quanto occorre elaborare un nuovo protocollo, realizzare la mainnet, assicurarsi di avere un hardware sufficientemente potente per farla “girare” e soprattutto sperare che qualcuno la utilizzi.

Sperando di aver chiarito questa prima differenza e focalizzando l’attenzione sul termine token inteso come gettone creato utilizzando una blockchain di una coin esistente, possiamo sicuramente affermare che un token è un insieme di informazioni digitali all’interno di una blockchain che conferiscono un diritto ad accedere un determinato soggetto. Naturalmente solo noi possediamo le chiavi di accesso per accedere a questo soggetto.

Perché i token potrebbero rivoluzionare il mondo

Nel consegue che la tokenizzazione è la conversione dei diritti di un bene in un token digitale registrato su una blockchain, dove il bene reale e il token sono collegati da uno smart contract.

Pertanto tokenizzare significa generare un token nel mondo virtuale e collegarlo a un bene esistente nel mondo reale mediante l’utilizzo degli smart contract.

Teoricamente qualsiasi cosa è tokenizzabile, tanto che in un futuro non troppo lontano si auspica e ci si aspetta una vera e propria rivoluzione paragonabile a quello che fu l’avvento di internet nella nostra società. Infatti la blockchain promette di rivoluzionare non soltanto tutti gli aspetti direttamente legati alla finanza, ma anche i servizi pubblici e civili. È verosimile che presto vivremo in un’economia interamente tokenizzata, dove ogni forma di archiviazione di valore e registrazione pubblica sarà rappresentata da un token.

Tokenizzazione oggi: dall’immobiliare all’arte

Al momento diversi settori stanno sperimentando la tokenizzazione, che è già stata attuata non solo nel settore immobiliare (con condomini di lusso abilitati alla tokenizzazione su Ethereum) ma anche in settori come le opere d’arte e lo sport.

La forza della tokenizzazione di un bene risiede nel fatto che è possibile rendere liquidi beni altrimenti indivisibili, gestire asset ingessati da eccessiva burocrazia mediante l’attuazione concreta del concetto di “democratizzazione” dell’azionariato.

Non solo, è possibile digitalizzare qualsiasi cosa sfruttando la flessibilità e la sicurezza del token per attuare tutta una serie di iniziative commerciali prima impensabili.

Nel settore immobiliare, ad esempio, l’acquisto di una piccola frazione di un immobile permette anche ai piccoli investitori di entrare su un mercato solitamente loro precluso, senza ricorrere a mutui e intermediazioni di istituti di credito. Per i costruttori il vantaggio di questo tipo di finanziamento è quello di offrire maggiore flessibilità e afflusso di capitali nel breve termine.

Stesso concetto per la tokenizzazione di alcune opere d’arte, ove, i partecipanti a speciali aste hanno ricevuto delle quote digitali dell’opera. Anche nel mondo dello sport alcune società hanno deciso di gestire le decisioni aziendali mediante piattaforme decentralizzate che permettono la vendita di azioni e diritti ai fan sparsi nel mondo in modo rapido e sicuro dando ai tifosi il vantaggio di poter accedere a contenuti e servizi esclusivi.

Tokenizzazione e settore borsistico

L’uso di token informatici si prospetta utilissimo anche nel settore borsistico. Sono già attivi dei progetti per la tokenizzazione degli “stock exchange” con la messa a punto di piattaforme decentralizzate, ovvero di infrastrutture per lo scambio delle azioni ponendole quindi al riparo da manipolazioni diverse da quelle “naturali” del mercato. Proprio per favorire progetti di questo tipo si è iniziato a valutare la tokenizzazione di azioni societarie.

Altro aspetto fondamentale della tokenizzazione è l’assoluta predisposizione di questa rivoluzione alla creazione di una economia circolare. È risaputo ormai che il modello economico lineare “produzione-consumo-scarto” che si basa sull’utilizzo di grandi quantità di risorse ed energia con relativi sprechi di materie che possono tranquillamente essere rimesse in circolazione, è sempre meno in linea con la realtà odierna. E dovrà necessariamente trasformarsi in una economia in grado di potersi autorigenerare, e l’utilizzo dei token e del processo di tokenizzazione rappresenta il case use perfetto.

Nel mondo bancario digitale il token è un dispositivo fisico di sicurezza che si presenta come un oggetto di piccole dimensioni dotato di display. Il suo utilizzo è necessario per accedere al proprio conto corrente ed effettuare le transazioni online.ù

Token, internet banking e codice otp

Il funzionamento di questo strumento è molto semplice: il dispositivo genera un codice numerico monouso (chiamato One Time Password – OTP), che va inserito nella fase di autorizzazione delle operazioni che si vogliono eseguire (es. un bonifico bancario o una ricarica del cellulare).

Il token però non è necessariamente un dispositivo fisico. È bene sapere che esistono anche i software token che generano un codice OTP visualizzabile su uno smartphone, tramite app, o su PC e tablet rendendo superfluo l’utilizzo della classica “chiavetta” con display.

In generale, lo scopo del token, sia nella sua versione fisica (hardware) che in quella software tramite APP, è quello di impedire a terzi non autorizzati di accedere ai propri dati bancari.

Chi utilizza l’app su smartphone per generare il codice token e dovesse perdere il suo dispositivo, può comunque stare tranquillo. Infatti nella maggior parte dei casi occorre inserire anche il codice di sblocco e nei device più moderni è presente anche il riconoscimento biometrico.

Token, internet banking e sicurezza

La mancanza di un codice di sicurezza espone maggiormente ai rischi legati alle minacce di internet. Prima tra tutti, la sottrazione di dati personali e bancari. Per far fronte a questo problema, le banche mettono a disposizione dei propri clienti uno strumento in grado di proteggere l’identità digitale degli stessi, attraverso un sistema di doppia autenticazione atto a prevenire le frodi informatiche.

Le minacce del web sono diverse. Per quanto riguarda l’accesso non autorizzato ai conti correnti, la più conosciuta (e temuta) è il phishing. Parliamo cioè di un soggetto che tenta di ottenere dati personali (codici di accesso e password) di un altro soggetto, fingendosi una società affidabile o un istituto di credito. È importante quindi imparare come individuare e come segnalare i casi di phishing a chi di competenza.

Tornando al codice token, esso viene generato tramite l’app o tramite il token fisico dalla propria banca ed è utilizzabile in due momenti:

  • In fase di login: il codice token consente l’autenticazione e, conseguentemente, l’accesso a tutti i dati relativi al proprio conto e ai servizi di internet banking.
  • In fase di autorizzazione: il codice numerico è richiesto per effettuare i pagamenti online (ad esempio, per eseguire bonifici, ricaricare il cellulare o la carta prepagata).

Il codice token serve quindi per accedere al proprio internet banking, ma si può trattare sia di un conto corrente online sia di un conto tradizionale aperto in filiale.

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