Nel 2020 le criptovalute subiranno l’influenza di governi centrali e colossi finanziari

Il decennio di Bitcoin è passato e l’ecosistema cripto mostra segni distintivi di maturazione. Cosa accadrà in questo nuovo anno?

Innanzi tutto, i rumors che nel 2019 parlavano di diversi Paesi in procinto di creare le proprie valute digitali si trasformeranno in dati di fatto. Emirati Arabi Uniti, Giappone, Svezia, Russia, Estonia e Francia hanno da tempo annunciato questa intenzione. Chi è già pronta? Dalle ultime notizie, il Paese transalpino getterà le basi per la valuta digitale nel primo trimestre, ma la Cina sembra ancora in vantaggio su tutte.

Per quale motivo le nazioni vogliono lanciarsi a capofitto nel mondo delle criptovalute? Sicuramente il vantaggio in termini di efficienza all’interno dell’apparato statale. La centralizzazione è prerogativa di tutti i governi mondiali, ma la decentralizzazione è vantaggiosa in alcuni aspetti. L’integrazione, nel 2020, della tecnologia blockchain offrirà la possibilità di elaborare grandissime quantità di dati tra agenzie, servizi e organi amministrativi.

Non c’è dubbio, però, che sia stata la nascita di Libra di Facebook a ispirare ai Paesi l’intenzione di creare una propria criptovaluta. Le potenzialità della moneta virtuale del famoso social sono enormi; per questo motivo, i governi di molte nazioni voglio offrire ai propri cittadini un’alternativa valida.

Oltre ai governi, anche le grandi aziende stanno sempre di più abbracciando la tecnologia blockchain. A fine 2019, i guadagni trimestrali sono aumentati del 25%.

Colossi come J.P.Morgan Chase, Walmart, AirAsia, Mitsubishi e Tencent hanno iniziato ad esplorare il mondo delle risorse digitali. La francese Société Générale ha creato una moneta di sicurezza per il suo business obbligazionario. E’ entrata di prepotenza in Komgo SA, consorzio di società in cui spiccano nomi altisonanti quali ABN AMRO, BNP Paribas, Citi, Crédit Agricole Group, ING, Rabobank e Shell. L’obiettivo? Creare una blockchain basata su Ethereum.

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