La Cina dice stop al mining del Bitcoin? Quali conseguenze

Proprio mentre il mercato delle criptovalute sembra stia tornando a prendere fiato, dalla Cina arriva una notizia che potrebbe mettersi fortemente di traverso rispetto a questo “periodo d’oro”. Sembra infatti che il governo cinese abbia intenzione di mettere la parola fine sull’attività di mining del Bitcoin.

L’indiscrezione arriva direttamente dalla Commissione Nazionale per lo Sviluppo e Riforma del paese, che sarebbe fondamentalmente l’ente responsabile della programmazione e della crescita dell’economia nazionale. Ebbene, la Commissione in questione sarebbe fortemente intenzionata ad inserire il mining del Bitcoin tra le attività non sicure per il Paese, il che spianerebbe la strada ad un graduale dietrofront della Cina rispetto al mining di criptovalute.

Il motivo? La Commissione non si è avventurata poi molto nelle spiegazioni, ma tra le ragioni addotte si fa riferimento a questioni legate alla crescita economia e all’ecologia.

Il protocollo ha comunque previsto che la Cina avii una discussione pubblica nel merito, che rimarrà aperta a tutti fino al prossimo 7 maggio. Non si sa quindi se in queste settimane ci saranno dei margini per far ritrattare alla Commissione una decisione che sembra ormai già presa, ma certo è che risparmiatori e investitori legati al mondo delle criptovalute ce la metteranno tutta per far fare un passo indietro alla Commissione.

Dopotutto una eventuale riduzione delle attività della Cina sul fronte del mining del Bitcoin finirà per avere una inevitabile conseguenza, ossia un forte scossone nell’intero settore che potrebbe trascinarsi dietro un repentino crollo delle quotazioni. D’altronde non è un mistero che la Cina sia una delle culle per eccellenza del mondo e-currency, per cui qualunque cosa accada in questo Paese non potrà non avere alcuna ripercussione a livello globale.

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